“Parole, parole, parole”: ma quante ne utilizziamo davvero?

Quante parole conosci?

Vi sarà capitato, almeno una volta, di rimanere a bocca aperta davanti all’erudito di turno che gioca a fare il “sapientino” umano a discapito della dignità altrui. Volete prendervi una rivincita?

In effetti, stando agli ultimi dati Istat, il lessico italiano si trova da qualche anno in piena crisi. Si usano sempre le stesse parole, i sinonimi sono diventati oggetti vintage e molti termini sono già spariti dalla circolazione. Insomma, sarebbero più di 250 mila le unità lessicali della lingua italiana, senza contare le flessioni dei verbi e dei sostantivi: nel 2004, infatti, ammontava a 2 milioni «il numero delle parole dicibili e scrivibili in italiano» secondo Lorenzetti. Ma gli italiani quante ne utilizzano?

Lessico italiano: ma quante parole ci sono e quante ne utilizziamo?

Fonte: Odyssey

Un diciottenne, appena diplomato, porta con sé un bagaglio lessicale che va dalle 20 alle 50 mila parole, di queste però ne utilizza soltanto una piccola parte. Quotidianamente un italiano medio fa uso di una porzione davvero minuscola del già ristretto “vocabolario di base” costituito da 6.500 parole: ovvero quello che viene tecnicamente chiamato “lessico fondamentale”, composto da sole 2.000 parole.

Insomma, usiamo sempre parole semplici, parole che possono andar bene per conversare e parlare con amici e parenti, ma che in un contesto più “alto”, probabilmente, non possono bastare. Ci sono poi quelle parole che siamo abituati a sentire piuttosto spesso, soprattutto dai media, ma che in realtà non utilizziamo quasi mai: sono le cosiddette “parole di alta disponibilità”, parole che fanno parte del nostro bagaglio linguistico, che sentiamo quotidianamente, ma che raramente usiamo per parlare.

Ecco che si parte da quei 2 milioni per arrivare a circa 300 mila parole. Dalle 300 mila parole se ne tolgono altre 50 mila e dalle 50 mila si arriva a 6.500 parole, di cui soltanto 2.000 sono quelle utilizzate quotidianamente. Impossibile non aver bisogno di un vocabolario.




Parole italiane: “Andito”, “espungere”, “patronimico” e “parisosi”?

La Treccani, soprattutto nella sua versione online, ci è venuta in soccorso tante, tantissime volte. Se non esistesse bisognerebbe inventarla, perché queste sono soltanto quattro delle parole che dovremmo conoscere, ma di cui probabilmente ignoriamo il significato.

Andito”: da leggere con l’accento sulla a, è un sostantivo maschile che indica un luogo di passaggio, un corridoio, all’interno di un edificio abitato. Talvolta, ma non comunemente, viene utilizzato per indicare un bugigattolo, un piccolo angolo nascosto.

Espungere”: è un bellissimo verbo di origine latina che anticamente indicava l’eliminazione, attraverso la correzione, di lettere, parole o frasi ponendo sopra le singole lettere un punto. In senso generico, anche se poco utilizzato, questo termine indica l’eliminazione di parole o segmenti di parole, anche capitoli e paragrafi, all’interno di un testo.

Patronimico”: questa parola, probabilmente, la conoscete. “Patronimico” è quel nome o cognome che deriva dal suffisso del nome del padre. Insomma, il figlio di Peleo si chiama Pelide. I nomi patronimici sono utilizzati soprattutto nella lingua russa: è obbligatorio che il figlio porti il nome con il suffisso del nome del padre (Ivanovič > Ivanovna).

Parisosi”: laureati in Lettere, questa la sapete, vero? La parisosi, detta anche isocolon (lett.”uguale membro”), non è una paralisi della mandibola, ma una figura retorica che fa riferimento all’equivalenza nella struttura sintattica, nell’ampiezza e nel ritmo tra due e più elementi di un periodo. Serve, fondamentalmente, a dare una valenza espressiva univoca a tutti i membri dello stesso periodo (es. “Al variare della temperatura il composto passò da solido, a liquido, a gassoso.”). Un parisosi composta di tre elementi sarà un tricolon, da quattro tetracolon e via dicendo.

E voi, queste parole le conoscevate già?




Scritto da Clara Amico

Scritto da Clara Amico

SEO Copywriter & UX Writer. Cacciatrice di refusi e copywriter poliedrica. Ho iniziato a coltivare il mio amore per la scrittura collezionando penne dall’età di tre anni. Oggi, vivo di parole, UX e microtesti e la qwerty è diventata la mia penna più preziosa.

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3 Commenti

  1. fabrizio caciuffo

    Grazie era proprio quello che stavo cercando !

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    • Clara Amico

      Ciao Fabrizio, grazie a te per il tuo feedback! 🙂

      Rispondi
  2. Roberto

    Nella parola PARISOSI dove va l’accento? Essendo una parola desueta andrebbe forse precisato, oltre al significato. Grazie

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  1. Si dice che non c’hai capito niente - Hermesmagazine - […] Se solo si conoscessero. […]

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