Questo articolo nasce da un’esigenza.
Sì, perché dopo i diversi quiz sull’ortografia che abbiamo sottoposto a chi ci segue (a proposito, li trovi in costante aggiornamento su questa pagina degli esercizi sulla scrittura), abbiamo pensato di dedicare un articolo proprio agli errori ortografici più comuni!
E non importa sbagliare e commettere errori. Insomma, chi non ne fa?
Ciò che conta davvero – soprattutto nel bellissimo mondo della scrittura professionale – è saperli individuare, saper aggiustare il tiro e imparare dai propri per non farne di nuovi.
Ma basta chiacchiere. Sei curioso o curiosa di scoprire quali sono gli errori ortografici frequenti commessi da chi scrive?
Scopriamoli uno per uno!
Meglio non “accellerare”
Ebbene, sì. Quasi l’83% dei partecipanti al quiz pensa che questa parola sia scritta nel modo corretto.
Un errore piuttosto comune, eppure, la parola accelerare va scritta sempre con una sola “l”.
Perché si fa questo errore? Ce lo spiega Treccani.
«La diffusione dell’errato raddoppiamento si deve probabilmente al modello di altri vocaboli che nel passaggio dal latino all’italiano hanno dato esiti diversi.
Per i casi in cui il raddoppiamento avviene dopo la sillaba accentata, come accellero o accelleri, potrebbe aver contato il modello di macchina, dal latino machinam, o collera, dal latino choleram».
Ma anche «per i casi in cui avviene prima della sillaba accentata, come accellerare o accellerato, il modello potrebbe essere stato quello di accademia, dal latino academiam, o seppellire, dal latino sepelire».
Infatti, il verbo accelerare deriva dall’aggettivo celere.
Il plurale di “vaglia”
Il plurale di vaglia è… rullo di tamburi… vaglia!
Esatto. In questo caso, quasi il 15% dei partecipanti al test ha optato per “vaglie” e “vaglii”, che ovviamente non esistono.
Ok, in realtà, Vaglie esiste, ma è una piccola frazione del comune di Ligonchio in provincia di Reggio Emilia, non il plurale di vaglia.
Vagli (con una sola “i”), invece, è il plurale di un altro termine: vaglio, che indica un attrezzo costituito da un piano metallico bucherellato, utilizzato per separare le parti utili da quelle inutili o a dividere i materiali fini da quelli grossolani. Da qui l’espressione passare al vaglio.
La 2a persona singolare dell’imperativo di “fare”
Strano a dirsi, ma il 50% dei partecipanti al quiz ha sbagliato la risposta, optando per fa e per fà.
Qual è, quindi, la seconda persona singolare dell’imperativo di fare? (Oltre a fai, si intende.)
La risposta corretta è fa’, con l’apostrofo.
Rispettivamente, infatti:
- Fa, senza accento, è la 3a persona singolare dell’indicativo del verbo fare;
- Fa’, con l’apostrofo, è la 2a persona dell’imperativo del verbo fare. L’apostrofo, in questo caso, è dovuto all’elisione di fai.
Cosa dice Treccani, invece, sull’utilizzo dell’accento in fa?
«Fà, con l’accento, che talvolta si incontra sia per l’indicativo, sia per l’imperativo, è in entrambi i casi una grafia errata (come stà o dò): visti i diversi contesti d’uso, sarebbe di fatto impossibile confondere il verbo con il fa nota musicale».
L’accento in “perché”
Ecco un errore molto comune. Più del 36% dei partecipanti, infatti, ha sbagliato la risposta.
Quindi, l’accento in perché è acuto o grave?
La risposta corretta è: acuto. Si scrive, infatti, perché e non perchè.
“Tutt’ora” e “fin’ora” (ma che, davvero?)
Se stai cadendo dalle nuvole perché pensavi che tuttora e finora fossero separati da un apostrofo, purtroppo devo darti una brutta notizia. Ma non sei l’unico a pensarlo.
Infatti, tra chi crede che una forma sia corretta e l’altra no e chi, invece, pensa che entrambe le forme siano corrette, oltre il 60% dei partecipanti al questionario ha sbagliato la sua risposta.
In italiano, è tassativa l’univerbazione: le forme corrette sono tuttora e finora.
Ma non è un errore così grave se si pensa che, come rivela Treccani, la grafia separata “tutt’ora” era normale nell’italiano antico e fino all’Ottocento.
Le forme “così che” e “cosicché”
Al contrario dei due casi visti sopra, esiste una parola che ancora oggi può essere utilizzata con due forme diverse. Si tratta di così che, che può essere utilizzato anche nella grafia unita cosicché.
Anche in questo caso, è un errore comune pensare che la forma corretta sia soltanto una tra queste. Tra i partecipanti vi è comunque una leggera predilezione per la forma univerbata cosicché (quasi il 40% dei partecipanti).
I problemi di “qualcun altro” o anche i tuoi?
Ecco uno degli errori ortografici più comuni. Infatti, sono davvero in tanti a ignorare quale sia la corretta grafia di questa parola.
Il 24% di chi ha risposto alla domanda sulla corretta grafia di qualcun altro ha scelto la versione con l’apostrofo.
Ovviamente, la forma corretta è qualcun altro senza l’apostrofo. Infatti, al contrario dell’elisione che prevede l’inserimento dell’apostrofo, qui siamo di fronte a un fenomeno di troncamento (o apocope).
L’aereo prende il volo in “aeroporto”
Aereo e aeroporto hanno qualcosa in comune? Non tanto quanto pensiamo.
Il prefisso di aeroporto non è aereo-, ma aero– che viene utilizzato sia nella sua accezione di “aria” (aerosol, aeronautica), ma anche con riferimento al traffico aereo (aeroporto).
Al riguardo, si esprime anche l’Accademia della Crusca, che dice:
«Le varianti aereoplano e aereoporto sono dovute all’interferenza di aereo, che “non è, come qualcuno crede, l’abbreviazione di aeroplano, ma la forma sostantiva dell’agg. aèreo (latino aèreus), e l’abbreviazione, cioè della frase ‘apparecchio, o veicolo, aèreo'” (Gabrielli)».
Il 23% dei partecipanti al quiz utilizza la versione errata aereoporto.
Il plurale di “valigia”
A scuola non smettevano di ripetercelo: nelle parole che finiscono in -cia o -gia, se la consonante è preceduta da vocale – al plurale – la “i” viene mantenuta. È il caso di ciliegie e camicie.
Se la consonante, in -cia e -gia, è preceduta da un’altra consonante, allora la “i” al plurale cade. È questo il caso di tracce e gocce.
Ma chi li ascoltava davvero?
Non è raro imbattersi nel plurale valige, soprattutto in rete. Quasi il 40% dei partecipanti al quiz ha sbagliato risposta. Eppure, la forma corretta è, senza alcun dubbio, valigie.
“Ventitré” si scrive con o senza accento?
Un altro errore molto frequente riguarda la parola ventitré. Questa parola composta, infatti, viene un po’ strattonata e utilizzata sempre più spesso senza accento oppure con l’accento grave.
La corretta grafia è ventitré, con l’accento acuto. Ciò vale per tutte le parole polisillabiche che contengono un monosillabo che, da solo, non presenta alcun accento. In questo caso, queste parole vengono accentate sull’ultima sillaba.
È il caso di lungopò (o Lungopò), viceré, autogrù, rossoblù, aldiquà e, ovviamente, anche di ventitré e di cosicché.
Succede anche ai composti di che o su come altroché, benché, fuorché, sicché, lassù e quassù.
In quanti hanno sbagliato questa domanda? Il 50% dei partecipanti al quiz ha optato per la grafia senza accento, oltre il 21% per la grafia con l’accento grave e poco più del 28% per la grafia corretta.
Capita anche a te di fare questi errori ortografici?
Hai commesso anche tu questi errori ortografici? Be’, non disperare. Puoi consolarti leggendo le statistiche!
Il numero di persone che, professioniste del settore o meno, li commette piuttosto frequentemente è davvero alto e certe grafie errate vengono trasmesse, spesso, proprio dai media e dalle istituzioni.
Spero tanto che questo articolo possa aiutarti ad evitare questi errori d’ora in poi.
E mi raccomando, non smettere mai di esercitare la tua penna!
0 commenti
Trackback/Pingback