Immaginate se parlassimo così ogni giorno. Sarebbe strano, molto strano, vero? Ma non più di tanto, perché queste strane parole, in fondo, sono semplicemente parole italiane finite nel dimenticatoio.
E non è tutta colpa nostra. Si sa, le lingue cambiano, si evolvono, si rinnovano e molto spesso alcune lasciano il posto ad altre più semplici e dal fascino più contemporaneo.
Noi, però, a queste parole desuete vogliamo dare una seconda chance. Sì, perché la nostra è una delle lingue più belle e amate al mondo e non dovremmo dimenticarla così facilmente. Lo scopo, allora, non è soltanto quello di ricordarci quanto la nostra lingua sia stata nel passato tanto straordinaria, ma anche di dare una bella spolverata al dizionario e tornare, magari, a utilizzare qualche vocabolo del passato.
Sappiamo che non vedete l’ora di far strabuzzare gli occhi a qualcuno. Cominciamo!
Sciamannato
Aggettivo o sostantivo maschile. Si dice di persona sciatta, trasandata ed estremamente disordinata.
Eristico
Aggettivo maschile. Colui che è “polemico” di natura. L’eristica, infatti, è proprio l’arte di “battagliare” e disputare con le parole.
Solipsista
Sostantivo maschile/femminile. Chi pensa solo a stesso ed è accecato dal proprio ego. Colui che aderisce alla dottrina filosofica del solipsismo, estremamente individualista.
Misoneista
Sostantivo maschile/ aggettivo femminile. Chi odia le novità, i cambiamenti e preferisce vivere seguendo soltanto le proprie abitudini. Un tipico atteggiamento misoneista.
Pleonastico
Aggettivo maschile e femminile. Proprio di atteggiamento e comportamento “inutile”, “ridondante”, “superfluo” e non necessari.
Trasecolare
Verbo intransitivo. Deriva dall’espressione “essere fuori dal secolo” (lett.”aver perduto l’intelletto” Treccani). “Rimanere sbalordito”, esterrefatto. Viene usato anche in senso scherzoso.
Smargiasso
Sostantivo maschile. “Eh sì, è proprio un gran smargiasso!“. “Spaccone”, chi si atteggia e vanta qualità che non possiede. Può essere utilizzato anche come aggettivo.
Luculliano
Aggettivo maschile. Si riferisce alla magnificenza e al fasto di Lucullo, politico romano della tarda età repubblicana. “Sontuoso”, “magnifico”, “raffinato”.
Opimo
Aggettivo maschile. Letteralmente “grasso”, ma fa riferimento anche all’abbondanza e alla fertilità. “Ricco”, “abbondante”, “copioso”.
Probo
Aggettivo. Fa riferimento ad una persona “onesta”, che tiene alla propria integrità morale. “Persona d’animo probo” o con una “coscienza proba”.
Stolido
Aggettivo. Simile a “stolto”. Proprio di persona “poco intelligente”, “ottusa”, non mentalmente elastica. Anche un comportamento può essere stolido.
Gaglioffo
Aggettivo e sostantivo maschile. “Buono a nulla”, “cialtrone”, “sciocco”. Proprio di chi si atteggia goffamente in modo presuntuoso.
Meditabondo
Aggettivo. Chi è “assorto” nei propri pensieri. Proprio di chi sta meditando o si estrania dalla realtà.
Frusto
Aggettivo. Participio passato di “frustare”, significa “logoro”, “sciupato”, “consumato”. Può essere usato anche in senso figurato nel significato di “banale”.
Facondia
Sostantivo femminile. Indica la facilità nel parlare, nell’uso della parola. Vuol dire “eloquenza”, l’arte di esporre in modo chiaro e semplice.
Sacripante
Sostantivo maschile. Un uomo “sacripante” è un uomo “grande e grosso”. Un personaggio dell’Orlando innamorato e dell’Orlando furioso si chiamava proprio così e a lui si deve questo termine.
Preconizzare
Verbo transitivo. Preconizzare significa “annunciare” pubblicamente, rendere solenne. Anche una persona può essere preconizzata.
Abbacinare
Verbo transitivo. Letteralmente “rendere cieco”. Anticamente si usava avvicinare un corpo rovente agli occhi, come forma di tortura. “Accecare” anche in senso figurato: “illudere”.
Queste sono alcune delle parole ormai cadute in disuso, ma che certamente qualche appassionato linguista utilizzerà ancora. E voi, ne avete riconosciuta qualcuna?
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Ebbene sì – di parole siamo ancora molto ricchi; peccato che al di fuori dell’usare l’Inglese a sproposito spesso non si vada…
Sull’uso -e abuso! – di anglicismi nell’italiano anch’io sono misoneista.
ho un dubbio Sto studiando l’opera “Don Pasquale” di Gaetano Donizzetti.
Il mio personaggio – il Dott.Malatesta – in procinto di presentare un notaio a Don Pasquale, per perfezionare il matrimonio con Norina (in realtà una farsa), dice ad un certo punto “Per tutti i casi dabili ho tolto meco il mio c’è in anticamera”.
Cosa significa “DABILI” ? Ho provato a cercarlo in parecchi vocabolari..
Sono invece riuscito a trovare un significato coerente per “tolto” .. qui nel senso di “portato”
scusate mi è scappata una z in più .. ovviamente il nome è Donizetti
Oggi in un libercolo del ’54 ho scoperto una parola nuova usata magistralmente dalla traduttrice: il verbo ANFANARE. Bellissimo.