Sale il numero degli scrittori, ma scende quello di chi ama leggere. Insomma, ci sono troppi libri e pochi lettori.
E se l’India può vantare il numero più alto di lettori in tutto il mondo, in Italia ci accontentiamo di un tristissimo settimo posto, superati anche dalla brutta e consolidata reputazione del Regno Unito.
Quindi quanto leggono gli italiani? Poco, troppo poco. Si stima che l’Italia abbia perso più di 4 milioni di lettori nell’ultimo decennio e che il 57,6% di loro, sopra i 6 anni, non apra un libro da circa un anno.
E gli scrittori?
Ah, beh, questa è tutta un’altra storia. Gli scrittori, o aspiranti tali, crescono a dismisura e intasano le caselle di posta delle case editrici come mai prima d’ora. E a crescere è soprattutto il numero degli esordienti e degli inediti che, se prima rappresentavano una nicchia di cui tener conto, oggi rappresentano più un incubo da cui gli editori tentano invano di fuggire.
A farne le spese è la qualità, ormai scesa considerevolmente. Prima era possibile valutare un libro e scegliere accuratamente le opere da pubblicare. Oggi la quantità dei manoscritti inviati alle case editrici è così grande che è impossibile pensare di attuare una valutazione attenta e accurata. Così, se anche ci fosse il capolavoro del secolo tra le pile di bozze ammucchiate, non sarebbe certo facile individuarlo.
Social e riviste online: i nuovi scout letterari in rete
D’altra parte esistono da sempre dei mediatori che facilitano il lavoro degli editori. È l’attività di scouting letterario che permette di scovare nuovi talenti e di mettere in contatto case editrici e scrittori. Un tempo gli scout seguivano le riviste cartacee e le piccole case editrici, oggi qualcosa è cambiato. Dai blog ai social network, dalle riviste online ai concorsi di scrittura promossi dalle scuole: sono questi i nuovi scout letterari.
Si potrebbe quindi parlare di operazione di marketing più che di qualità letteraria. È un mondo fatto di statistiche e sondaggi, un mondo tanto diverso da quello di un tempo, in cui la qualità superava di gran lunga la quantità. Oggi le voci da ascoltare sono tante, ma il problema resta uno: gli scrittori aumentano, i lettori diminuiscono.
Il rischio reale è che si crei un divario insormontabile tra la troppa produzione letteraria e la scarsa richiesta da parte dei consumatori. Leggere è oggi un’attività secondaria e si maschera lo scarso interesse con la mancanza di tempo.
Davvero non si ha tempo per leggere un libro? Gli italiani sono forse confusi dalla gran quantità di libri esposti tanto da non comprarne neppure uno? Probabilmente nessuna di queste ragioni è da considerare vera. In fondo chi ha troppo, alla fine, finisce per perdere ogni sorta di interesse.
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