Sarahah si è trasformata in una potente arma nelle mani dei cyberbulli di tutto il mondo. E ora torna nuovamente a far discutere.
E se non la conoscete ancora buon per voi perché Sarahah è un’app dai tanti lati oscuri. Inizialmente è stata progettata per lasciare messaggi in forma anonima e poter comunicare senza aver paura che la propria identità potesse essere scoperta. L’inventore dell’app, il 29enne saudita Zain al-Abidin Tawfiq, la creò infatti per tutelare i dipendenti delle aziende, per fare in modo che comunicassero con i propri datori di lavoro in forma anonima. Insomma, l’obiettivo dell’app nativa in fondo era nobile, ma qualcosa pare essere andato storto.
Sarahah è la nuova frontiera del cyberbullismo anonimo
“Sarahah” in arabo vuol dire “sincerità” e con la sincerità a volte ci si fa male, molto male. In poche settimane Sarahah è diventato il nuovo Ask.fm della rete, ovviamente trascinandosi tutti i contro lasciati in eredità. Dopo le gravi testimonianze di chi, con Ask.fm, era andato incontro ad insulti e violenze psicologiche poi circoscritte al solo ambito del “cyberbullismo”, oggi con Sarahah le cose sembrano mettersi molto peggio.
Accede alla nostra rubrica e ruba i dati
Sarahah è una delle app più scaricate di sempre: in pochi giorni gli utenti iscritti sono saliti da 14 mila a 18 mila. Ovviamente il fatto di poterla integrare ai principali social network l’ha resa ancora più appetibile.
Dopo le pesanti critiche cadute su Sarahah da parte di molti fruitori dell’app e da parte di istituzioni che ne hanno segnalato l’uso improprio – insulti, frasi denigratorie in primis – arriva un’altra brutta notizia: quella della violazione della privacy.
In poche parole, Sarahah si approprierebbe dei dati della rubrica degli utenti che l’hanno installata sui propri dispositivi elettronici, raccogliendo migliaia e migliaia di numeri di telefono e di indirizzi email. Gli utenti non ne sono a conoscenza, o meglio, non sospettano di violazioni legate alla sicurezza, poiché al momento del download l’applicazione chiede una generica autorizzazione per accedere alla rubrica. Insomma, un po’ come fanno tutte le altre app, Facebook fra tutte.
Zachary Julian, esperto di sicurezza informatica di Bishop Fox, si è accorto dell’anomalia installando sul proprio dispositivo un software in grado di monitorare e visualizzare le attività delle altre app installate. Sarahah, quando attiva, inviava i dati contenuti all’interno della rubrica a server esterni.
I rischi per chi ha scaricato l’app
Ammettiamolo, capita molto raramente di leggere attentamente quello che c’è scritto all’interno dei vari contratti che accettiamo in rete. Ci fidiamo ad occhi chiusi di un’app semplicemente perché tutti la scaricano, assondandola per sicura. Scarichiamo costantemente programmi e applicazioni con una velocità e con un’ingenuità disarmanti. La raccolta di informazioni e l’utilizzo della rubrica telefonica da parte delle app è ormai una pratica comune. Ma dove finiscono i nostri dati? Qual è l’uso che ne fanno?
Solitamente le app più conosciute accedono ai nostri dati per operazioni di marketing, per monitorare la posizione e per utilizzare le informazioni per fini pubblicitari. Ma non è tutto qui.
Creare un’app, oggi, non è difficile. In passato alcune applicazioni avevano violato su tutti i fronti la privacy degli utenti. Accedendo alle rubriche i dati erano stati resi pubblici e utilizzabili anche da parte di hacker senza scrupoli. Su Sarahah, poi, ancora non si sa nulla. I termini del contratto di questa neo-app sono così generici che è impossibile, da utenti, pensare di essere al sicuro.
Il creatore di Sarahah avrebbe affermato che l’obiettivo dell’operazione di raccolta dati sarebbe quello di creare “una funzione futura utile a individuare gli amici”. In ogni caso, Tawfiq ribadisce che con il prossimo aggiornamento sarà possibile modificare le opzioni della privacy, revocando anche il permesso di raccogliere dati dalla rubrica.
Intanto, però, quelli di chi ha già scaricato l’app sono sul database e non verranno mai cancellati.
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