Quanto è cambiato il mondo dall’inizio della pandemia? Basta guardare ai dati ufficiali e alle stime. O più semplicemente, rendersi conto di come ci siamo adattati, quasi in modo naturale, a un nuovo modo di vivere e di lavorare.
Non è questa la sede per parlare di crisi sanitaria, ma sicuramente è quella giusta per parlare della crisi commerciale che ci ha travolti. Nessuno escluso. E di quanto questa crisi influisca sul nostro lavoro e sulla nostra vita. Perché il miglior modo per fronteggiare le difficoltà imposte dal Covid-19 è capire come e quanto sta cambiando il mondo intorno a noi. Per prendere decisioni migliori e per sfruttare al meglio gli strumenti che abbiamo.
Sono cambiate le nostre abitudini ed è cambiato il nostro modo di lavorare e di relazionarci con gli altri. È cambiato il modo in cui parliamo ai nostri clienti, il nostro tone of voice, ma sono cambiati anche la nostra offerta e gli strumenti che utilizziamo.
Ci siamo visti costretti a rivedere tutti i “piani” e a mettere da parte le difficoltà per andare avanti, in qualche modo. A reinventarci, per trovare un nuovo modo di rispondere ai bisogni delle piccole e medie imprese. Perché sì, i bisogni sono cambiati quasi del tutto. Le scelte dei consumatori vertono oggi su beni di prima necessità e tutto il resto tende a trasformarsi in un capriccio trascurabile e non essenziale.
L’effetto domino quindi è inevitabile. La crisi ha colpito le aziende e, di conseguenza, anche il mondo della comunicazione. Per questo, oggi più che mai, è fondamentale avere una strategia di marketing solida e ben chiara.
Cosa è cambiato? Ce lo dicono i dati
Secondo gli ultimi dati Istat, contenuti nel report pubblicato a dicembre 2020, hanno chiuso i battenti ben 73.000 imprese. Circa il 7,2% del totale nazionale. L’1,7% delle aziende, invece, prevede di non riaprire più.
Le stime di Confcommercio sono meno rassicuranti, perché si prevede la chiusura definitiva di più di 390mila imprese che operano nel commercio non alimentare e in quello dei servizi.
L’85% delle attività attualmente chiuse è costituito da microimprese che operano nel settore dei servizi non commerciali. Dalle palestre alle discoteche, dagli hotel ai bed & breakfast, dalla ristorazione alle agenzie di viaggio, per finire ai cinema e alle attività creative e artistiche.
Ma non è soltanto la chiusura delle attività a preoccuparci. Tutti ci facciamo la stessa domanda: qual è il futuro delle aziende che ancora resistono a questa crisi? Entro febbraio 2021, si stima che il 61,5% delle imprese subirà un calo di fatturato tra il 10 e oltre il 50%. E questo è un dato che ci coinvolge direttamente, perché le aziende potrebbero essere meno disposte a investire in comunicazione se ritenuto non necessario.
Come prepararsi alla crisi che stiamo vivendo e come anticipare quella che ci aspetta attraverso scelte strategiche e comunicative efficaci? Come rispondere ai nuovi bisogni, alle paure delle aziende per rassicurarle e infondere fiducia?
Best practice e strumenti per superare la crisi e abbattere le distanze
Una cosa è rimasta immutata: le persone continuano ad essere al centro di qualsiasi strategia di comunicazione. Ma sia i consumatori finali che le aziende con cui lavoriamo ogni giorno, i nostri clienti, hanno bisogno di molte più rassicurazioni rispetto a prima.
I prodotti acquistano un valore differente, che ha più a che fare con lo stato d’animo, con le emozioni e con le sensazioni di ogni individuo. Diventa ancora più importante offrire benefici concreti e vantaggi che siano in grado di trasmettere sicurezza e di rispondere ai bisogni di chi deve acquistare. Che siano capaci, insomma, di mettere a tacere paure e preoccupazioni.
Non basta più essere convincenti e contare su un prodotto apparentemente vincente: bisogna lavorare su tutto quello che gravita attorno al prodotto, a partire dalla comunicazione del suo valore.
Ma come fare? Come sfruttare al meglio gli strumenti che abbiamo per generare più contatti, per acquisire più clienti o per rendere la propria offerta più allettante delle altre?
Ecco qualche consiglio utile per reinventare il tuo brand e la tua comunicazione.
1. Più empatia e umanità con lo storytelling
Dall’inizio della pandemia, ci siamo accorti che nulla può sostituire il calore delle relazioni. La distanza ci ha resi più insicuri e fragili, più tristi e insoddisfatti.
Abbiamo sentito la naturale necessità di creare e mantenerle vive queste relazioni, anche se lo abbiamo fatto attraverso uno schermo. Perché non possiamo fare a meno della socialità, dell’affetto, della collaborazione e del lavoro di squadra. La pandemia ce lo ha dimostrato.
Questo presupposto deve essere uno dei punti essenziali anche della tua strategia di marketing e di comunicazione. Più storie, più emozioni, più immedesimazione e comprensione.
Non per niente lo storytelling si è confermato anche (e soprattutto) nel 2020 uno dei mezzi più potenti di sempre. Dagli spot televisivi alle email: la comunicazione ha cambiato tono e ha reso le storie strumenti autentici di unione e vicinanza.
La pandemia ha coinvolto tutti allo stesso modo, o quasi. Non è strano quindi che, per le aziende, sia stato più facile immedesimarsi nei consumatori e comprenderli fino in fondo. Abbiamo combattuto fianco a fianco contro lo stesso nemico, vissuto tutti la stessa storia, le stesse paure, gli stessi dubbi e gli stessi momenti di sconforto.
Le aziende e i brand si fanno così portavoce di un messaggio di unione e vicinanza, si umanizzano prendendo il posto di fratelli e amici lontani, diventano più autentiche e credibili agli occhi dei consumatori, creando con loro legami solidi e indistruttibili.
2. Offri un’esperienza unica e lavora sulla UX writing
“Nel mese di marzo 2020 il 75% delle persone che ha acquistato beni e servizi online non lo aveva mai fatto prima. Lo ha fatto perché non esistevano alternative e perché aveva il timore di uscire e contrarre il virus. Possiamo, dunque, affermare che la pandemia abbia portato alla scoperta prima e alla conferma poi di una nuova abitudine nei consumatori” (Forbes).
Copywriter e social media manager non hanno avvertito granché la differenza, ma tutti gli altri sì. Stiamo parlando della digitalizzazione.
Le aziende si sono viste costrette a reinventarsi, a modificare o a stravolgere del tutto il modo di vendere e di comunicare con i propri clienti. Non più esperienze reali da offrire, bensì esperienze virtuali.
Spesa online, smart working, videoconferenze e persino tour virtuali. Molte aziende hanno reinventato la propria attività per rispondere alle nuove esigenze dei propri clienti e sopravvivere alla pandemia. E questo ha dato un’ottima spinta alle aziende rimaste fuori dal processo di digitalizzazione, facendo loro scoprire l’importanza dell’essere e del comunicare online.
Le esperienze, quindi, ora viaggiano soprattutto in rete ed è fondamentale offrire un’esperienza che sia quanto più complete possibile, sfruttando tutti gli strumenti digitali in nostro possesso per non far percepire la differenza.
Occhio alla UX. Scrittura e design devono unirsi per creare percorsi di acquisto semplici, personali e umani.
3. Coinvolgi gli utenti con contenuti generati dagli utenti stessi
In questo momento, la cosa più importante è far sentire gli utenti parte attiva di qualcosa di grande. Anche del tuo business, del tuo lavoro, del tuo successo.
I contenuti generati dagli utenti (UGC) sono contenuti (testi, video, immagini o recension) creati direttamente dalle persone che seguono un brand. Le aziende condividono spesso questi contenuti sui social media o su altri canali di marketing.
I consumatori diventano così i veri protagonisti, produttori di contenuti, parte integrante dell’intero processo di marketing. Questo è il miglior modo per creare valore attorno al proprio prodotto, ma anche per farsi conoscere e accrescere la propria reputazione online.
I vantaggi sono molteplici. I contenuti risultano più autentici, si instaura un rapporto di fiducia tra azienda e consumatore, si stimola l’interazione e si rafforza il legame.
Così, una felpa indossata da un acquirente anziché da un modello sconosciuto, un video prodotto da un cliente che lo ha provato davvero piuttosto che una fredda landing page che ne descrive i vantaggi assumono una connotazione differente e influsicono positivamente sul processo decisionale degli utenti.
The Horse, ad esempio, ha utilizzato l’hashtag #thehorse su Insta Story, per promuovere i propri orologi.
4. Più contenuti gratuiti, meno marketing
Sembra una contraddizione per chi si occupa di marketing, ma non lo è. Siamo abituati a ricevere risorse e contenuti gratuiti in cambio di un like o di un contatto e questa è una strategia che funziona sempre.
Offrire valore, in cambio di una piccola azione che non comporta una perdita, è un ottimo modo per infondere fiducia, farsi conoscere e creare una relazione a lungo termine.
5. Lavora su di te.
Potrebbero essere tre, sei o più i mesi che ci separano dalla fine di questa crisi. Siamo sicuri che a un certo punto finirà, ma intanto? Intanto, potresti mettere la tua vita e il tuo lavoro in attesa oppure potresti usare il tempo che hai a disposizione per dar vita a nuovi progetti. Ma soprattutto, per migliorare la tua presenza online.
Metti insieme i pezzi e lavora su di te. Sulla tua formazione, sulle tue ambizioni, sulla tua comunicazione e sulla tua immagine. La pandemia ci ha costretti a rallentare e a riflettere su cosa fare e come farlo al meglio. E questo, in fondo, è un bene.
Siamo alle porte di un nuovo anno che, dopo questo difficile 2020, profuma ancor di più di cambiamento e rinnovamento. Molto più che in passato. Reinventarsi è quindi la parola d’ordine del 2021. Non ti resta che utilizzare tutti gli strumenti che hai a disposizione per dare alla tua comunicazione e alla tua immagine personale una nuova veste.
Fonti: Adnkronos, Hootsuite, Ansa
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