Come si scrive? Sembra strano, eppure è una domanda che molti si pongono e a cui non è facile dare una risposta.
Per questo motivo, ho deciso di raccogliere i migliori consigli di sempre su come si scrive, su come comunicare efficacemente attraverso il tuo articolo, il tuo libro o con qualsiasi altro progetto tu abbia in mente.
Impara l’arte e mettila da parte, ma non sotto scartoffie e libri impolverati: bisogna portarla con sé, e ovunque si vada.
Scrivere può essere un passatempo, certo, ma se si vuole farne un lavoro non si possono ignorare le buone norme di scrittura e seguire soltanto la propria passione.
D’altra parte, non si può scrivere senza passione e farlo esclusivamente per lavoro. E non si può neppure procedere a tentoni o sentirsi esperti del mestiere: nessuno tiene la verità in tasca.
E chi meglio di chi ha narrato storie e racconti straordinari, letti da milioni e milioni di lettori di tutto il mondo, può dare buoni – anzi indispensabili – consigli su come si scrive?
Come si scrive: ecco i consigli che fanno eco
Abbiamo detto che avere una profonda passione per la scrittura è fondamentale, ma questo non esclude la possibilità di fare degli errori. E quando in un testo ci sono errori ortografici o sintattici, qualsiasi possibilità di successo viene bruciata già in partenza.
Insomma, non tutti possono permettersi di rompere gli schemi e buttare via le regole di buona scrittura. Sei un comune scrittore, mica James Joyce (al momento).
Ecco qualche buon consiglio per scrivere bene da parte di uno che di scrittura ne sa qualcosa e non rinuncia neppure a un po’ di sana ironia: Umberto Eco.
Consigli di punteggiatura
«Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso».
Al loro posto, sempre con parsimonia, meglio usare le lineette.
«Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione».
Ricordo ancora una delle prime bozze corrette per una casa editrice: era piena zeppa di puntini di sospensione che rendevano il testo davvero indisponente. I puntini possono essere usati, ma nel contesto giusto e una volta tanto!
«Usa meno virgolette possibili: non è “fine”».
In questo caso, credo dipenda dal contesto in cui vengono utilizzate. In questo articolo, per esempio, ce ne sono tantissime. Ma è inevitabile non usarle!
«Metti, le virgole, al posto giusto».
E questo non è affatto il posto giusto, aggiungerei.
«Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile».
In realtà, non è così complicato. Il punto è virgola rappresenta una pausa all’interno di un discorso; si trova, solitamente, tra una virgola e un punto e indica una semplice interruzione formale tra proposizioni coordinate complesse. I due punti, invece, annunciano un chiarimento: introducono una spiegazione più precisa rispetto a quanto detto prima. Ma a volte precedono un elenco o un discorso diretto.
Stile del testo
«Le parole straniere non fanno affatto bon ton».
Ricordate Nanni Moretti nel film Palombella rossa? Insomma, le parole sono importanti. Impariamo a dare precedenza alle parole della nostra lingua, ma ogni tanto usare parole straniere ci è concesso.
«Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: ‘Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu’».
Ecco, questo non è l’articolo ideale per combattere la sovrabbondanza di citazioni. Per tutti gli altri testi, le citazioni possono aiutare a comprendere meglio il contesto, ma mai farne uso eccessivo. Meglio dire la propria.
«Sii sempre più o meno specifico».
I testi generici e vaghi non ci piacciono. Bisogna specificare, entrare nei particolari: i lettori amano i dettagli.
«L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive».
Cosa c’è di più bello del raccontare un fatto attraverso l’utilizzo dell’iperbole? Un testo banale assume personalità se si eccede nell’espressione del suo significato. Così fare quattro passi risulta più personale di fare una (semplice) passeggiata.
Cosa evitare in un testo
«Non generalizzare mai».
Come abbiamo detto prima, essere specifici e generosi nei dettagli è meglio che generalizzare.
«Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito)».
Non vorrei ripetermi, Eco ha già detto tutto.
«Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.»
A meno che non strettamente necessario. Di sicuro l’espressione “etc.” è meglio non utilizzarla mai: al suo posto utilizza e così via o e via dicendo.
«Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata».
Anche in questo caso, solo se strettamente necessario! Le frasi fatte possono risultare simpatiche se inserite nel giusto contesto, ma mai esagerare.
«Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi».
Il pietoso pastor pianse al suo pianto. Le allitterazioni sono straordinarie, se vi occupate di poemi epici.
«Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente».
Le metafore possono rendere un testo interessante, soprattutto se usate con ironia e in determinati contesti. Ma attenzione a non sbagliare metafora o rischi di fare una brutta figura!
Come si scrive e tecniche di narrazione: dal racconto breve all’articolo giornalistico
Le storie, fin dai tempi più antichi, ci accompagnano nel quotidiano, raccontano chi siamo e rappresentano il nostro modo di comunicare, di esprimerci. Senza le storie non saremmo ciò che siamo e ognuno di noi ha sempre una storia da raccontare.
Non ci crederai, ma scrivere un racconto di narrativa o un articolo per una testata giornalistica non è poi così diverso. In ogni testo che leggiamo ci viene raccontata una storia.
Che sia una trama totalmente inventata, una biografia, un articolo di blog o un fatto di cronaca locale, la storia è alla base della redazione di un testo. E ciò che accomuna le varie tipologie di testo sono l’innata tecnica espressiva e le varie fasi che costituiscono la struttura di un racconto: introduzione, sviluppo e conclusione.
Certo, lo stile cambia, il contesto pure, ma ogni testo segue queste tre fasi e non può farne a meno. Per un racconto breve dovrai pensare a una trama, buttare giù qualche idea da sviluppare e creare una storia che catturi l’attenzione dei tuoi lettori.
E come si scrive un articolo giornalistico? La trama non dovrai certo inventarla: dovrai essere bravo a raccontare quella storia, stando attento ai dettagli e a non lasciando nulla al caso.
Nello sviluppo di qualsiasi testo, poi, c’è un tematica centrale attorno alla quale l’intero racconto si evolve e si anima. La tua storia, poi, dovrà avere un finale: lieto, a effetto o sospeso. Che sia un amore finito in tragedia o un caso che gli inquirenti stanno tentando di risolvere, la tua storia dovrà offrire ai lettori una conclusione. A volte si chiama cliffhanger, altre call to action.
Scrivere è un lavoro straordinario: come si scrive per conquistare
Elmore Leonard diceva: «Mai iniziare un libro parlando del tempo». I lettori cercano le persone, cercano le storie e cercano se stessi in quelle persone e in quelle storie. Salteranno le pagine alla ricerca di qualcosa di più stimolante, qualcosa in cui ritrovarsi davvero. «Se è solo per creare atmosfera», aggiunge «e non una reazione del personaggio alle condizioni climatiche, non andrai molto lontano».
Se c’è qualcosa che un bravo scrittore – qualsiasi tipo di scrittore – non dovrebbe mai e poi mai dimenticare a casa, quello è il blocchetto di fogli. E una penna, ovviamente. A ricordarcelo è Will Self, scrittore, giornalista e critico letterario britannico. «Porta sempre con te un taccuino. E intendo sempre. La memoria a breve termine trattiene un’informazione per tre minuti soltanto. Se non la metti su carta, puoi perdere per sempre un’idea».
Le storie non ce le racconta soltanto il narratore, ma anche i personaggi del racconto che attraverso una serie di battute si fanno conoscere dai lettori. Da un semplice dialogo tra due personaggi possiamo cogliere tantissimi dettagli che altrimenti ci sfuggirebbero. Arriviamo a farci un’idea quasi perfetta della loro personalità, del loro modo di fare, fino a calarci totalmente nelle loro storie, creando un vero e proprio legame con il loro io più profondo.
Esattamente come accade nella vita reale.
Ecco qualche altro buon consiglio su come si scrive:
Stephen King ne sa qualcosa, per lui «un buon dialogo deve essere come una partita di tennis, un botta e risposta, e ci deve dare in poche righe l’idea precisa di una situazione, i caratteri dei personaggi, la loro collocazione, il loro ambiente, perfino le loro idee politiche, o le loro inclinazioni. Se narrate di storie appartenenti alla classe lavoratrice, di fabbriche, di ghetti, di metropoli, di contadini, di operai, non è auspicabile che il vostro personaggio parli come un professore universitario, perché non sarebbe veritiero, né giustificabile».
«Fa’ ciò che ti piace e fallo meglio che puoi». Non scrivere qualcosa che pensi possa piacere agli altri: scrivi di ciò che ti piace, semplicemente. Il resto verrà da sé. Questo è un buon consiglio per qualsiasi tipo di scrittura, dalla narrativa all’articolo di blog.
Joe R. Lansdale, scrittore di racconti, fumetti e testi cinematografici, ci regala uno dei consigli più utili e importanti: «Quasi tutte le storie profonde non hanno iniziato a esserlo… Penso che quando esitiamo a scrivere qualcosa che vogliamo, e ci guardiamo dietro pensando a ciò che la critica dirà, stiamo diventando insicuri del nostro lavoro, non sulla sua profondità o la superficialità. Non sto suggerendo di scrivere spazzatura a nessuno, ma solo di scrivere la storia che vuoi raccontare. Non sai mai dove ti porterà. Al diavolo il genere. Al diavolo le università».
E poi, c’è chi le idee non le molla neppure sotto tortura. Nessun testo può essere, alla fine, come ce lo immaginiamo all’inizio. Per questo motivo, non si sceglie mai il titolo di un articolo o di un romanzo all’inizio del processo di scrittura: la storia non può seguire il titolo, semmai è il contrario.
Stavolta è Roddy Doyle a ricordarci che cambiare idea è importante, anzi, fondamentale. “Cambia idea. Le idee buone spesso vengono uccise da altre ancora migliori. Stavo lavorando a un romanzo su una band che si chiama the Partitions. Poi ho deciso di chiamarli The Commitments».
Il blocco dello scrittore. Uh, quante volte ti sarà capitato? Ed è capitato anche ai migliori, che tu ci creda o no. Uno di questi è Chuck Palahniuk, sì, proprio il celebre scrittore del best seller Fight Club da cui è stato creato l’omonimo film diretto da David Fincher.
Ecco un consiglio spassionato per evitare il blocco dello scrittore a tutti i costi. Un po’ duro in effetti, ma utile quando le hai provate davvero tutte. «Quando non ti va di scrivere, imposta un timer da cucina su un’ora (o mezz’ora) e siediti a scrivere finché il timer non suona. Se ancora non ti va di scrivere, sarai comunque libero in un’ora. Ma di solito, non appena il timer suona, sarai così coinvolto e divertito dal lavoro che continuerai. Al posto del timer, puoi azionare una lavatrice o una lavastoviglie e usarle come cronometro. Alternare all’impegno della scrittura il lavoro ripetitivo di queste macchine ti darà le pause necessarie per le nuove idee e le intuizioni di cui hai bisogno. Se poi non sai come continuare la storia… pulisci il bagno, cambia le lenzuola, per amor del cielo!, spolvera il computer. Arriverà una idea migliore».
Scrivere è un’arte e come ogni arte va coltivata, giorno dopo giorno. Che tu lo faccia per passione o per lavoro, questi consigli su come si scrive possono aiutarti a scrivere meglio e a trovare la giusta motivazione per trasformare le tue idee in storie straordinarie e di successo.
Ricorda però: seguire le proprie idee va bene, ma ogni tanto bisogna anche saper cambiarle.
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