Si battono con forza per la lingua italiana e affollano blog e social network, andando a caccia di strafalcioni linguistici. Li chiamano “grammar nazi”.
Dentro ogni web writer c’è un “grammar nazi” e nonostante l’infelice gioco di parole – da prendere certamente con fervida ironia – questo termine rende pienamente chiaro il concetto. Era il 1989 quando Nanni Moretti rimproverò la giornalista che lo stava intervistando: «Ma come parla?! Ma come parla?! Le parole sono importanti!». Quella frase passò alla storia spalancando le porte a un movimento di “grammar nazi” pronti a segnalare energicamente qualsiasi errore grammaticale in rete. C’è anche una Pagina su Facebook, tutta italiana e dedicata agli errori più gravi sui social.
E, se alcuni neologismi possono risultare fastidiosi, ma comunque relativamente tollerabili – “petaloso” e “ciaone” tra tutti -, gli errori grammaticali e sintattici possono essere in grado di far raggelare il sangue e, in certi casi, di far crepare chi legge.
Un’amore, dasse, e’, qual’è, traccie, aquistare, marcie
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Sappiamo di avervi fatto male, tanto male, ma ci sono errori che non possono essere giustificati, soprattutto se si tratta di giornalisti, copy, insegnanti, istituzioni e redazioni televisive. Sì, perché ad aver fatto questi errori sono proprio loro.
Real Time voleva soltanto augurare un “buon San Valentino”, peccato che un apostrofo di troppo è stato in grado di scatenare un inferno virale incontrollabile. Ma un emittente televisivo ha sempre il suo asso nella manica, così ha deciso di postare un’altra immagine chiedendo all’Accademia della Crusca di modificare il sostantivo amore: da maschile a neutro. Ottima mossa, eh.
Lo staff di Renzi, o quello di Salvini, quanto verranno pagati per scrivere? Non vogliamo neppure saperlo. E se sbagliano anche le istituzioni – impossibile dimenticare le “traccie” del Miur -, sui social network sembra quasi impossibile trovare utenti in grado di scrivere in un italiano corretto.
A fare errori gravi, poi, sono anche quegli aspiranti insegnanti da cui ci si può aspettare al massimo un po’ di ritardo in classe, ma non che facciano errori grammaticali o di punteggiatura degni di nota. Al riguardo era stato sollevato un polverone di polemiche per un recente concorso, indetto per la regione Veneto e dedicato proprio ai futuri insegnanti.
Più del 53% di loro non era riuscito a superare la selezione. Ed era stato uno dei docenti che ha avuto il piacere di correggere gli esami a rivolgersi al Corriere della Sera, parlando di errori grammaticali “banali”, “errori che molto spesso vengono corretti anche ai bambini delle scuole elementari”.
Insomma, sembra proprio che l’istruzione abbia subito qualche batosta in questi anni. Sarà forse colpa dei social?
E voi, mi raccomando, state un po’ attenti: al “Grammar Nazi” non sfugge proprio nulla. In fondo, serve soltanto un po’ di “concentramento”.
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